Tra cinquant’anni le “monete elettroniche” saranno ancora usate?
Non si sa, ma quel che è certo è che le monete elettroniche, come il Bitcoin, si stanno diffondendo un po’ ovunque. Nella sostanza i Bitcoin sono dei file criptati creati dai “miner”, persone che decidono di scaricare un software progettato per generarli attraverso complessissimi calcoli e che impegnano il computer destinato all’estrazione della moneta per tanto tempo (un arco di tempo non quantificabile a priori, che varia anche a seconda della fortuna che si ha).
Il loro valore non ha alcuna garanzia sottostante, ed è attribuito solo dalle contrattazioni che ogni giorno si effettuano sui mercati valutari. Per queste sue caratteristiche è una moneta molto volatile, il cui valore può mutare molto di giorno in giorno.
Altri dati certi sono che i Bitcoin non sono tracciabili, quindi non possono essere sottoposti al controllo di alcuna banca centrale (proprio perché la loro generazione è diffusa), sono anonimi e soprattutto sono un numero limitato.
Sono 21 milioni, e si continueranno a estrarre fino al 2140, quando l’algoritmo di creazione dei nuovi Bitcoin arriverà a saturazione.
Per queste loro caratteristiche, inizialmente diffusi per i commerci online e accusati di proteggere soprattutto scambi di denaro poco limpidi, si stanno rapidamente diffondendo, tanto da essere accettati solo in Italia da oltre 300 negozi (non mancano ristoranti, parrucchieri e gioiellerie).