Come respirare sott’acqua senza consumare ossigeno?
Pensate di tenere in bocca un palloncino gonfio, di inspirare ed espirare continuamente, sgonfiandolo e rigonfiandolo con la stessa aria. Un ciclo chiuso: respirando, l’aria non si consuma. Della miscela di gas che la compongono, però, due si trovano in percentuali differenti nell’aria inspirata e in quella espirata.
Nei polmoni, infatti, l’aria cede parte del suo ossigeno al sangue, ricevendone in cambio anidride carbonica. Dopo pochi atti respiratori, l’aria del nostro palloncino diventa irrespirabile. I subacquei usano sott’acqua sistemi a circuito aperto: prelevano aria dalle bombole e poi la espirano, disperdendola nell’acqua in bolle gorgoglianti. L’aria si consuma e le bombole vanno svuotandosi.
Esistono però dei sistemi a circuito chiuso, nei quali l’aria espirata dal sub resta in circolo e viene di nuovo inspirata. Si chiamano Rebreather, ne esistono di vari tipi (anche a circuito semiaperto) e sono utilizzati sott’acqua in quelle situazioni in cui sia necessaria una riserva d’aria di lunga autonomia (miniere, pompieri ecc.). Per eliminare l’anidride carbonica, i Rebreather fanno passare l’aria espirata attraverso un filtro a calce sodata che fissa chimicamente la CO2. Un controllo computerizzato aggiunge di tanto in tanto un po’ di ossigeno, prelevandolo da una piccola bombola.