La tecnologia può aiutarci a scoprire di più sugli animali preistorici?


La tecnologia può aiutarci a scoprire di più sugli animali preistorici?

La tecnologia utilizzata per conoscere meglio la paleontologia
La tecnologia può aiutarci a scoprire di più sugli animali preistorici?

Certo! È praticamente il “terzo occhio” che permette di valutare e classificare un reperto e sovente di rivedere, anche completamente, i fossili scoperti nel secolo scorso.

L’idea di studiare i dinosauri con le nuove tecnologie arriva da Jurassic Park, un film che ha cambiato il nostro immaginario su questi giganteschi rettili, e, di fatto, oggi i paleontologi possono essere definiti “scienziati virtuali” perché si occupano non solo di ossa, denti e conchiglie fossili, ma anche di grafica e lavorano principalmente davanti al computer.

I software di ultima generazione, infatti, consentono di ricostruire virtualmente in tre dimensioni e per intero un animale fossilizzato semplicemente partendo da pochi frammenti ossei, ma non solo.



Grazie a una serie di scansioni computerizzate di un cranio di un rettile acquatico, il pliosauro, per esempio, l’Università di Bristol è riuscita a scoprire che egli possedeva un sofisticato sistema neuro vascolare.

Le immagini 3D, infatti, hanno messo in luce un intricato sistema di canali, dove presumibilmente passavano vene e nervi, collegati con il trigemino, un nervo sensoriale che serve per captare gli stimoli sensoriali dall’esterno.

L’anatomia del muso che è emersa grazie alle nuove tecnologie ricorda quella degli attuali coccodrilli che la sfruttano per seguire le prede in acqua. Anche l’uso della TAC, la stessa che si usa in ospedale, ha
permesso di fare importanti scoperte come, per esempio, stabilire che anche i dinosauri potevano ammalarsi di tumore.

 

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