Quali sono i combustibili usati nelle centrali a biomasse?

In questo genere di impianti non si usano combustibili fossili derivati dal petrolio, ma solo materiali organici, il più delle volte scarti dell’agricoltura, dell’allevamento e dell’industria. A seconda del tipo di biomassa impiegato si utilizzano impianti diversi, riconducibili a due categorie: quelli che sfruttano processi termochimici e quelli che producono energia tramite processi biochimici.



Al primo gruppo appartiene il più comune tipo di centrale a biomasse, quello a combustione, dove vengono bruciati legna, segatura, pellet, residui agricoli e forestali o paglia. Il calore prodotto serve per trasformare l’acqua di una caldaia in vapore che, a sua volta, mette in funzione una turbina collegata a un alternatore, il quale produce corrente elettrica.

Altri impianti “termochimici” usano il calore, ma non il fuoco, per ottenere fenomeni di carbonizzazione, pirolisi o gassificazione della materia organica. Gli impianti alimentati a biomasse “biochimiche“, invece, sfruttano l’azione di enzimi, funghi e microrganismi per convertire, per esempio, lo sterco degli animali e i rifiuti urbani “umidi” in biogas, o alcune essenze vegetali oleaginose (girasole, mais, colza) in biocarburanti.