Cos’è l’impronta idrica?


Cos’è l’impronta idrica?

L’impronta idrica (detta in inglese water footprint) indica il consumo di acqua dolce da parte di un prodotto, di un’azione o di un consumatore, includendo tutto l’uso diretto e indiretto dell’acqua necessaria ad arrivare al risultato finale.

Nell’impronta idrica si calcola tutta l’acqua impiegata per produrre, lavorare, trasportare e consumare un bene. Così l’impronta idrica di una tazzina di caffè non è determinata dal solo liquido contenuto nella tazzina, ma da tutta l’acqua impiegata nella coltivazione e nella lavorazione necessarie ad arrivare alla tazzina finale.

Per calcolare l’impronta idrica si valutano tre componenti, dette acqua blu, acqua verde ed acqua grigia.



La prima riguarda il prelievo di acqua che non torna direttamente dove è stata prelevata ma viene utilizzata a fini agricoli, domestici e industriali. L’acqua verde è l’acqua piovana che non finisce nei ruscelli perché usata in agricoltura. L’acqua grigia è quella necessaria a diluire fino al livello salutare gli inquinanti generati durante il ciclo di produzione.

Il primo a creare il concetto di impronta idrica fu John Anthony Allan, il quale ad esempio calcolò che la vera impronta idrica della citata tazza di caffè è di ben 140 litri d’acqua. Si è calcolato che per un uovo servono 200 litri d’acqua, per un chilo di pasta 1.924 litri, per un chilo di carne di manzo 15 mila litri, per un bicchiere di vino 120 litri, per una t-shirt 2700 litri.

In realtà non si sta parlando però di acqua consumata perché distrutta, e buona parte di quest’acqua sarebbe comunque utilizzata dai cicli naturali. Secondo il WWF l’abitante medio del Pianeta consuma 1240 metri cubi l’anno di acqua, mentre gli italiani sono molto al di sopra della media, usando ogni giorno in media 380 litri di acqua per gli scopi domestici, quantitativo che aumenta di 17 volte se si considera l’impronta idrica di ciò che mangiamo e indossiamo, per un totale di 2334 metri cubi l’anno.

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