Come facciamo a capire quando un’azione è causa di un’altra?
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Noi vediamo una pallina in movimento, che ne urta una ferma, e sappiamo già che questa inizierà a muoversi a causa dell’impatto: il movimento della prima pallina è causa del moto della seconda. Il concetto di causalità, pilastro fondante delle teorie scientifiche, è stato analizzato a fondo nel corso della storia da scienziati e filosofi.
Criticato dal filosofo David Hume, per cui non potremo mai essere assolutamente certi che il Sole sorgerà di nuovo domani, e riabilitato da Kant come uno dei modi in cui abbiamo esperienza del mondo, insieme allo spazio e al tempo, questo principio è ora esaminato anche nelle sue basi biologiche, che forse ci aiuteranno a comprenderlo meglio.
Un recente studio, pubblicato su Current Biology, ha infatti mostrato che in certi casi, quelli in cui la deduzione è immediata e naturale, la correlazione causale viene elaborata a livello inconscio. Durante gli esperimenti in cui i soggetti dovevano indicare la presenza o meno di causalità tra vari oggetti in movimento, è emerso che a vedere il nesso di causa-effetto tra due eventi è il nostro sistema percettivo, specialmente quello visivo, e non un ragionamento razionale.