Le piante “studiano”?

Secondo una ricerca condottadal professor Stefano Mancuso, direttore del Linv (Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale) di Firenze, le piante apprendono e ricordano. La scoperta è importante perché indica che non è indispensabile un cervello per conservare memorie.
Lo studio è stato condotto su cinquecento piante di Mimosa pudica, che serra le foglie appena avverte disturbo. Le piantine sono state fatte cadere da un’altezza di quindici centimetri( che non le metteva in pericolo). Inizialmente gli arbusti chiudevano le foglie, ma dopo alcuni tentativi non lo hanno più fatto: hanno quindi “capito” di non essere in pericolo e, immagazzinata l’informazione, hanno risparmiato energia.
Le piante sono poi state divise in due gruppi: il primo tenuto alla luce, il secondo all’ombra. È emerso che le piantine tenute nell’oscurità imparavano prima a non chiudere le foglie inutilmente perché, avendo ricavato meno energia dalla luce,ne avevano meno da disperdere.
L’esperimento è stato ripetuto dopo 40 giorni e le piante hanno dimostrato di non aver dimenticato l’esperienza; se lasciate cadere, non chiudevano le foglie.
Secondo Mancuso, le piante reagiscono a stimoli esterni e sarebbe persino possibile sviluppare un linguaggio per comunicare con esse, in modo che possano indicare il loro stato in base all’ambiente circostante.