È vero che i Neanderthal si adornavano di penne e piume?
Ricercatori della Sezione di Paleobiologia, Preistoria e Antropologia dell’Università di Ferrara e del Museo Pigorini di Roma hanno rinvenuto nella Grotta di Fumane, nelle Prealpi venete, una specie di atelier degli uomini di Neanderthal. Specialità della casa, decorazioni in penne e piume.
Gli studiosi hanno analizzato una gran quantità di ossa alari rinvenute nel sito, e su alcune parti come l’ulna, l’omero e il metacarpo hanno rintracciato i segni del lavoro compiuto con finissime lame di selce. Gli esperti – che hanno pubblicato la ricerca sulla rivista Proceedings of the National Academy of Science – spiegano che quelle ossa appartengono alla parte finale dell’ala e dunque non rivestivano alcun interesse alimentare.
Sono poi quasi tutte penne di uccelli rapaci, aquila, avvoltoio gipeto e falco, uccelli che non si mangiano. Da qui la convinzione che, come peraltro attestato dall’antropologia per molte civiltà primitive anche se non preistoriche, le penne erano destinate a un uso ornamentale e simbolico. È probabile che le decorazioni svolgessero un ruolo estetico ma anche che venissero esibite come simbolo di potere e autorità, e anche per questo non stupisce la scelta prevalente di uccelli rapaci.
La datazione del ritrovamento – che dimostra la capacità cognitiva dei Neanderthal insieme alla loro “vanità” – colloca quest’uso di adornarsi con penne d’uccello a prima di 44mila anni fa.