Perché dromedari e cammelli sopravvivono nel deserto senza bere?
Emblema di tutti gli ambienti desertici, dalle steppe della Mongolia ai deserti del nord Africa e Medio Oriente, i cammelli e i dromedari, due gobbe il primo e una il secondo (anche se in realtà la seconda, quella anteriore, c’è ma è atrofizzata), sono tra i pochissimi animali in grado di resistere per oltre una settimana sotto il sole, sopportando temperature di anche 50° C o, per contro, ben al di sotto dello zero (nel caso dei cammelli in Asia), camminando per ore e ore, senza bisogno di bere.
Questa loro resistenza è dovuta alla presenza delle gobbe che costituiscono una sorta di magazzino di sostanze di riserva. Il grasso qui contenuto, infatti, può essere convertito in energia e idrogeno, che combinandosi con l’ossigeno dell’aria dà acqua, garantendo all’organismo ciò di cui ha bisogno anche se all’esterno non è reperibile. Quando la riserva si esaurisce le gobbe appaiono flaccide (nel cammello, più piccole nel dromedario) e l’animale deve necessariamente ricaricarsi.
Un cammello assetato può bere oltre 100 litri d’acqua in una decina di minuti. Il dromedario, inoltre, sopporta l’assenza d’acqua grazie all’addensamento del plasma sanguigno che avviene attraverso la dilatazione dei globuli rossi (fino a 250 volte le dimensioni normali). Infine, cammelli e dromedari producono un’urina molto concentrata e hanno una sudorazione pressoché nulla evitando così di sprecare liquidi preziosi. Ciò è possibile anche grazie al consumo di piante ricche di sali minerali che aumentano la pressione osmotica delle loro cellule.