Pilato è citato in documenti antichi?
Sì, diverse volte, per cui non c’è motivo di dubitare dell’esistenza del governatore Ponzio Pilato, che secondo i Vangeli condannò a morte Gesù.
In particolare, nel 1961 una squadra di archeologi italiani ha scoperto quella che viene chiamata “l’iscrizione di Pilato“, un blocco di pietra ritrovato nel teatro romano di Cesarea Marittima, in Israele, dove era stato riutilizzato nel IV secolo come gradino.
La lastra di calcare misura 82 centimetri di larghezza per 68 di altezza e 20 di profondità. Sopra sono incisi i resti di quattro righe in latino, ben leggibili, per quanto frammentarie. La lapide ricorda la dedica di un edificio a Tiberio da parte del prefetto di Giudea Ponzio Pilato, che fu “governatore” tra il 26 e il 36 dopo Cristo.
Sono perfettamente identificabili le lettere “[ … ]ntius Pilatus”. Inoltre Pilato, pur non essendo menzionato tra quanto si è conservato dei registri ufficiali imperiali, compare in diversi testi del I secolo dopo Cristo.
Gli storici ebraici Giuseppe Flavio e Filone di Alessandria e persino il romano Tacito fanno riferimento – in termine ben poco elogiativi – a Pilato. Tacito e Giuseppe Flavio parlano di lui in riferimento alla condanna che emise nei confronti di Gesù (nessuno dei due autori è cristiano), mentre Filone di Alessandria riporta le critiche durissime condotte alla sua azione e alla sua personalità da parte delle autorità ebraiche.