Quante delle sette meraviglie del mondo antico sono sopravvissute?
Non molte. In buone condizioni resiste solo la più antica, cioè le piramidi di Giza. Del Tempio di Artemide a Efeso rimangono scarsi resti archeologici, sui quali sta ricominciando proprio quest’anno una campagna di studio e di scavo.
Delle altre meraviglie non resta più che qualche ipotesi. Il Mausoleo di Alicarnasso era la tomba monumentale del governatore di Caria Mausolo, eretto nella città che corrisponde all’attuale Bodrum in Turchia. Non è rimasta traccia neanche della Statua di Zeus scolpita in avorio e oro da Fidia per il tempio principale di Zeus a Olimpia.
Un fitto mistero avvolge i Giardini Pensili di Babilonia, nei quali si diceva che la regina potesse raccogliere rose fresche tutto l’anno. Tra l’altro, secondo una recente ipotesi della professoressa Stephanie Dalley di Oxford, i Giardini non erano a Babilonia ma a Ninive, la capitale assira che era diventata il centro dell’impero.
Per quanto riguarda il Colosso di Rodi, era un’enorme statua, probabilmente bronzea, collocata nel porto dell’isola greca con funzione di faro, ma non ne è rimasto nulla. Dell’ultima meraviglia, infine, il Faro di Alessandria, gli archeologi subacquei hanno spesso affermato di averne trovato in mare alcuni resti, ma nulla che per ora permetta una valida ricostruzione.
Le sette meraviglie furono tutte visibili contemporaneamente solo per pochi anni, tra il 250 e il 226 a.C., e quindi a quest’epoca deve risalire l’elenco arrivato fino a noi. Il più antico testo che nomina le sette meraviglie è una poesia del 140 a.C. scritta da Antipatro di Sidone.