La città di Troia è davvero esistita?
Sì. Ormai esiste un accordo generale tra gli esperti sul fatto che le clamorose scoperte di Heinrich Schliemann nel 1870 abbiano davvero portato alla luce la città cantata da Omero, anche se molte delle deduzioni dell’archeologo tedesco si sono rivelate inesatte.
Il “tesoro di Priamo” (un insieme di oggetti in metalli preziosi ritrovato dallo studioso), per esempio, risale in realtà a mille anni prima gli eventi raccontati nell’Iliade.
Ma per il resto è idea ormai condivisa che gli strati archeologici VII e VI corrispondano all’epoca della città di Ettore, Paride ed Enea.
La collina di Hissarlik si trova sulla costa nordoccidentale della Turchia egea. Tuttora sono in corso studi e scavi che hanno dato nuovi risultati.
Dagli anni Novanta si e iniziato a portare alla luce la città bassa estesa al di fuori della cittadella, restituendo a Troia la consistenza di una città vasta 30 ettari, capace di ospitare 10 mila
abitanti.
Secondo le ricostruzioni il muro esterno aveva una circonferenza di circa 1,5 chilometri e consisteva di una base di pietra su cui erano poggiati mattoni di fango essiccato al sole.
A sua volta era circondato da una palizzata di legno e da un fossato. La rocca era una fortezza imponente di circa 2000 metri quadrati protetta da mura alte 9 metri.
Troia compare anche in testi non greci: documenti ritrovati nella città di Hattusa parlano della politica imperiale ittita in occidente, e fanno riferimento alla regione di Truwisa (Troade) e alla città di Wilusa (Ilio).
Quest’ultima compare anche in un poema epico anatolico che secondo alcuni potrebbe essere stato l’ispirazione dell’Iliade.
Tracce di guerra sono presenti proprio tra i resti della città, ma che a distruggere Troia verso il 1180 a.C. siano stati proprio Achille e Agamennone, Ulisse e Aiace è ancora un dato affidato alla letteratura più che alla storia.