Estrarre petrolio dal sottosuolo può innescare terremoti?
Sì, o almeno questo è quanto sostiene uno studio pubblicato da Katie Keranen, docente di geologia e geofisica all’Università dell’Oklahoma, che avrebbe trovato una correlazione tra una serie di forti scosse sismiche verificatesi in Oklahoma il 6 dicembre 2011 e le attività petrolifere condotte nella zona.
Per la precisione, secondo la ricerca, a innescare i terremoti sarebbe la successiva iniezione di liquidi di scarto nei pozzi d smaltimento, i quali, con l’aumento della pressione andrebbero a premere eccessivamente sulle faglie geologiche provocandone lo spostamento e generando, quindi, i sismi.
I dati registrati dai sismografi nel caso del terremoto dell’Oklahoma, il più forte mai registrato nella zona, hanno rivelato che la prima scossa si è verificata a meno di 200 metri da un pozzo attivo da 17 anni mentre quasi tutte le scosse successive si sono verificate dentro il medesimo strato di roccia sedimentaria dove erano collocati i pozzi.
Anche se è impossibile provare al di là di ogni dubbio questa teoria, molti ricercatori la reputano probabile, e ciò sarebbe confermato anche da un rapporto delle National Academies of Science del 2012 che indica l’iniezione di liquidi nel sottosuolo tra le cause possibili, e in aumento, di eventi sismici.